Turismo nei Borghi: l’idea della bellezza

Ho letto nel Blog Tempi & Modi di Donatella Simoni, un articolo di Gian Antonio Stella, pubblicato sul Corriere: «Guardatevi intorno e cercate con gli occhi, ovunque siate, gli edifici che hanno più di mezzo secolo: è difficile trovarne uno davvero brutto. Poi fate il contrario: cercate con gli occhi, ovunque siate, gli edifici che hanno meno di una cinquantina di anni: è difficile trovarne uno davvero bello». Salvatore Settis lo ripete in ogni conferenza. Ed è sul serio così. L’idea del «bello», che era quasi «incorporata» nei nostri nonni, si è andata via via perdendo. Peggio, è stata smontata pezzo su pezzo. (…)
Fare la guerra al «brutto» vuol dire fare insieme la guerra al degrado, allo spappolamento dell’armonia sociale, al disagio, alla piccola criminalità, allo sfruttamento della prostituzione, allo spaccio, alla mafia. Per questo, davanti alla bruttezza di certi quartieri di periferia, come a Roma il Corviale (due palazzi di cemento armato lunghi un chilometro per un totale di 1.200 appartamenti) o a Napoli le Vele di Scampia, massicciamente presidiate dalla camorra, bisognerebbe riproporre, a rovescio, le targhe d’onore. E apporre sugli edifici più orrendi delle placche belle grandi: «Questo edificio è stato progettato dall’architetto Tizio Caio». Magari con un sottotitolo: «Il quale architetto si è ben guardato dal venirci a vivere…».
L’articolo integrale lo trovate qui http://tempiemodi.com/2012/03/14/abbiamo-perduto-lidea-di-bellezza/

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