Quale marketing per il turismo nei Borghi? (Se i borghi in Italia non hanno turismo la colpa è nostra)

Se i borghi in Italia non hanno turismo o ne hanno troppo poco, la colpa è la nostra! Che la domanda ci sia infatti non ci sono più dubbi. Dunque il problema è che nel nostro modo di proporci al mercato c’è qualcosa che non va.

Ecco perché propongo anche in questo spazio una riflessione sulla necessità di adottare un marketing diverso per lo sviluppo dei borghi in Italia.

Nella visione del marketing tradizionale (per intenderci quello insegnato a Scuola) l’addetto al marketing è un cacciatore che deve colpire un bersaglio (target).

In quella visione, che domina anche sul web, il pubblico di riferimento (target group) ha solo una funzione reattiva. Potremmo anzi dire che che l’addetto al marketing è visto come un pescatore che cerca di fare abboccare i pesci, cioè i consumatori, all’amo.
A partire dagli anni ’90 e soprattutto negli anni 2000 si sono rivisti i termini della questione ed è maturata la convinzione che il marketer doveva assumere nei confronti del pubblico un atteggiamento più simile a quello del biologo marino che a quello del pescatore, doveva cioè osservare con rispetto i suoi “pesci”, studiarli, capirli, senza pensare di doverli fare abboccare all’amo. Perché obiettivo del marketing è la soddisfazione dei consumatori, non la loro cattura. È la soddisfazione infatti che conquista i consumatori, non le esche.
Con la rivoluzione digitale l’approccio al marketing ha cominciato ad essere rivisto in maniera radicale. È diventato evidente infatti che i mercati sono conversazioni; di qui la necessità di saper ascoltare davvero “il consumatore” e di instaurare con lui un dialogo da pari a pari.
Sono personalmente convinto che se si vuole capire un turista, se si vuole davvero colloquiare con lui da pari a pari, se si vuole poter contare su di lui come su di un partner, e se si vuole davvero dare un senso al concetto di ospite, bisogna riuscire ad identificarsi con lui, a vivere le sue stesse esperienze.
Potremmo dire che per l’addetto al marketing è necessario compiere il passaggio da pescatore a pesce.

E questo approccio mi sembra l’unico valido per la promozione di un borgo oltre il mese di agosto e oltre i giorni di mercatini e sagre.

Sulle stesso tema ecco uno stralcio di un articolo di Francesco Cataldo: “Il turismo è fatto da persone e non da cose. E’ questa la sintesi del convegno “Irpinia & Sistema Turistico Locale”, tenutosi a Castelvetere sul Calore, nel cuore della provincia di Avellino, organizzato dalla società Irpinia Turismo, a cui hanno preso parte tra i relatori Stefano Consiglio e Giancarlo Dall’Ara. E’ proprio quest’ultimo, tra i più grandi esperti internazionali di marketing turistico e di ospitalità diffusa, a delineare come il turismo, oggi, sia strettamente connesso alle relazioni umane che si instaurano tra il visitatore e la comunità locale. Non solo l’albergatore o il ristoratore devono necessariamente trattare il viaggiatore come ospite e non come cliente, ma questo deve essere una prerogativa di tutta la comunità ospitante. Accrescere il concetto della cultura dell’accoglienza, tra la popolazione, può sicuramente divenire un valore aggiunto e quindi un fattore competitivo dell’offerta di un sistema turistico locale. Il viaggio, dunque, deve assumere dei connotati relazionali, oltre che emozionali legati alla destinazione. In contesti dove non si hanno grandi attrattori, ma buone potenzialità di sviluppo turistico, non serve realizzare infrastrutture, bensì è necessario creare condizioni di ospitalità e accoglienza, dal punto di vista umano.

 

p.s. se andate a Castelvetere sul Calore non dimenticate l’Albergo Diffuso  Borgo di Castelvetere

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