L’Albergo Diffuso: un nuovo modello di ospitalità come strumento per la promozione turistica dei borghi

Autore/Autrice: Laura Faraoni
Anno accademico: 2007-2008
Università: Università degli Studi Bicocca (MI)
Email: laura.faraoni@virgilio.it

Presentazione

L’Albergo Diffuso è un nuovo modello di ospitalità, tutto italiano, basato sul recupero di piccoli borghi i cui edifici inutilizzati vengono ristrutturati e aperti all’accoglienza dei turisti.

Si tratta quindi di una formula ricettiva molto particolare perché le sue componenti non sono concentrate in un unico edificio ma distribuite in più immobili all’interno di uno stesso nucleo urbano.

L’obiettivo della tesi, tuttavia,  non è quello di evidenziare le peculiarità della formula come struttura ricettiva ma di mettere in luce le sue potenzialità come strumento di marketing territoriale in grado di valorizzare piccoli centri colpiti da processi di spopolamento e degrado.

L’Albergo Diffuso può infatti rappresentare per tutti questi borghi un’opportunità, non solo per aprirsi alla ricettività turistica senza ricorrere a nuove costruzioni ma soprattutto per recuperare il proprio patrimonio storico, architettonico ed ambientale, facendone il volano per una  rivitalizzazione economica- culturale dell’intero paese.

La formula, nata in Friuli Venezia Giulia negli anni ’80, conta oggi una trentina di strutture sparse in tutta Italia, di cui 27 riunite in un’Associazione Nazionale. Più di 200 sono invece i progetti di realizzazione.

Il tutto va a costituire un panorama che appare, purtroppo, molto frammentato; la principale causa è riconducibile nell’assenza di una normativa nazionale che riconosca la formula ricettiva (formula che, attualmente, è disciplinata solo da 7 leggi regionali).

La conseguenza è che oggi la maggior parte delle strutture si presenta sì come Albergo Diffuso ma all’interno della categoria ricettiva cui effettivamente appartiene.

Questo costituisce certamente un grave ostacolo all’affermazione di una formula che, essendo così innovativa e relativamente nuova, è ancora poco conosciuta dai turisti e non ancora promossa dagli enti del turismo preposti.

L’unica eccezione è rappresentata dal Friuli Venezia Giulia che, invece, non solo ha classificato la formula ma ha anche messo in rete le strutture presenti sul proprio territorio, fondando un club di prodotto e presentandole così in modo unitario ed efficace.

Questo rappresenta certamente il modello cui tendere, almeno dal punto di vista organizzativo affinché l’Albergo Diffuso possa affermarsi sul mercato.

Un altro punto di riferimento deve essere poi considerato l’Albergo Diffuso “La Porta Dei Parchi”, in Abruzzo, in quanto si tratta dell’esempio meglio riuscito di unione tra la formula ricettiva e il marketing territoriale.

La struttura ha infatti affiancato alla semplice offerta di posti letto un’ampia gamma di attività volte a riproporre, in chiave innovativa e divertente, una serie di antichi mestieri che stavano pian piano scomparendo, riuscendo così a rivitalizzare un ambiente montano in fase di progressivo abbandono.

Dopo avere messo in luce i punti di forza e di debolezza di questi casi di eccellenza, è stato progettato un Albergo Diffuso a Zuccarello, un piccolo borgo medievale dell’entroterra savonese.

Il progetto è stato sviluppato seguendo la seguente procedura:

  • Analisi della situazione di partenza del borgo (Inventario delle risorse turistiche e analisi swot per evidenziare punti di forza e di debolezza della destinazione).
  • Definizione degli obiettivi del progetto.
  • Analisi della legge regionale e del bando per il finanziamento degli Alberghi Diffusi nell’entroterra ligure.
  • Individuazione degli edifici da trasformare in unità ricettive e degli interventi di ristrutturazione necessari.
  • Scelta dei sevizi e dei locali comuni di cui dovrà essere dotato l’Albergo Diffuso.
  • Studio delle attività da affiancare alla struttura ricettiva, nell’ottica di una riproposizione delle antiche tradizioni del borgo.
  • Individuazione del target di riferimento e degli strumenti promozionali più adeguati.
  • Analisi dei finanziamenti attivabili a livello regionale e comunitario.

In particolare, per quanto riguarda la promozione, sono stati individuati diversi strumenti, tutti attuabili sia a livello della singola destinazione sia a livello nazionale, attraverso l’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi.

Tra questi, quello che necessita di una più pronta attuazione è l’Archivio Storico Centrale. Si tratta di un data base in grado di raccogliere e gestire a livello centralizzato i dati provenienti dalle diverse strutture distribuite sul territorio nazionale. In questo modo sarebbe possibile individuare il target di riferimento degli Alberghi Diffusi e tracciare una panoramica completa a livello nazionale, vincendo così la frammentazione.

Concludendo, è possibile notare come, a quasi 20 anni dal primo progetto completo di Albergo Diffuso, molto è stato fatto ma molte rimangono le problematiche ancora aperte.

Ed è importante che tutti i nodi irrisolti vengano affrontati in un momento come questo, in cui la formula sta avendo particolare successo, per evitare che la proliferazione dei progetti porti ad uno stravolgimento dell’idea di base e delle sue grandi potenzialità.

In particolare è necessario affrontare i seguenti punti:

  • Il riconoscimento normativo dell’Albergo Diffuso a livello nazionale, per evitare che le singole leggi regionali prevedano caratteristiche discordanti tra loro.
  • Fissare un numero minimo e massimo di posti letto per evitare che si vadano a creare realtà troppo grandi in grado di stravolgere l’idea iniziale di una camere inserita nella vita di un piccolo borgo.
  • Mettere in rete le strutture a livello nazionale per vincere la frammentazione e ottenere maggiore visibilità. Diversamente 33 strutture inserite in un panorama ricettivo che conta più di 33.000 unità sono destinate a rimanere una piccola goccia nell’oceano.
  • Saldare la formula ricettiva con il marketing territoriale affinché sia chiaro che una semplice struttura ricettiva, per quanto innovativa possa essere, da sola non è sufficiente a garantire uno sviluppo sostenibile della destinazione.

Laura Faraoni
Relatore: prof. LUIGI GUIOTTO
Correlatore: prof. MARIO NACCI

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