Il turismo nei borghi. Il tuo borgo in che fase è?

Prima fase: i borghi magnetici

Il turismo nei borghi ha preso avvio con modalità relativamente spontanee.

L’analisi della fase iniziale dello sviluppo turistico dei borghi mostra che in molte realtà il turismo non è stato il frutto di una scelta pianificata, ma piuttosto un fenomeno subìto, con il quale operatori pubblici e privati si sono trovati a convivere.

Grazie alla loro storia e alle loro peculiarità, o alla loro posizione, alcuni borghi sono stati “scoperti” dai turisti e successivamente, sono stati suggeriti, da chi li aveva visitati (pionieri), ad altre persone come mete turistiche con prevalente accezione “culturale”.

Per molto tempo si è fatto a meno di strategie di sviluppo turistico, di piani di promozione, e di campagne di marketing del territorio.

Il posizionamento “spontaneo” di alcuni borghi italiani, in altre parole, è la risultante di un “effetto calamita” e della successiva“rendita di posizione” nei confronti della domanda, che ha dato vita prevalentemente a forme di escursionismo e di turismo breve.

Sull’onda di questo fenomeno, il sistema di offerta locale, pubblico e privato, nel tentativo di rafforzare il posizionamento, e di attirare quote di domanda anche di tipo stanziale, ha ben presto avviato iniziative di comunicazione, di norma “schiacciate sul prodotto”, e ha organizzato eventi di richiamo o attività di animazione (mostre, fiere e mercatini).

 

Seconda fase: il turismo minore

La seconda fase del turismo nei borghi inizia quando parallelamente alla diffusione in Italia degli strumenti di marketing nel turismo, si rafforza l’idea della necessità di un posizionamento strategico “distinto” per quei borghi che, diversi ed esclusi dalle mete tradizionali, puntavano ad ospitare forme di turismo non solo di tipo spontaneo o non solo frutto di escursionismo.

Il tema sul quale decidono di posizionarsi le località che si percepiscono come “ancora non aggredite dal turismo di massa”, diventa quello del “turismo minore”.

Almeno inizialmente il turismo minore è in gran parte generato da flussi interni, perché mentre il turismo internazionale continua a privilegiare le grandi città d’arte, sempre più congestionate, è il turismo italiano che comincia ad apprezzare le piccole località e si muove alla scoperta delle “cento città” della provincia, seguite a ruota dalla riscoperta dei borghi, per un turismo breve nel tempo e nello spostamento chilometrico, ma culturalmente molto motivato.

Il tema del turismo minore, “colto e intelligente”, sembra offrire alle destinazioni lo spazio adeguato per un posizionamento in grado di.

-               migliorare e ampliare la stagionalità dei flussi,

-               stimolare forme di turismo anche di tipo individuale, non solo escursionistiche,

-               valorizzare aspetti e risorse meno noti, a cominciare dall’ambiente e dalla quiete,

-               evitare forme di impatto sociale e ambientale generate dal cosiddetto “turismo di massa”,

-               sviluppare attività turistiche e creare occupazione.

In questa fase il sistema di offerta cerca di comunicare con la domanda privilegiando le relazioni con i media e con le guide turistiche, oltre alla presenza nelle fiere specializzate.

 

Terza fase: Le eccellenze turistiche

In anni più recenti è cominciata una nuova fase per il turismo nei borghi.

Sempre più spesso vengono pubblicate ricerche, o monitoraggi sulla stampa estera, che mostrano che i piccoli borghi, sono percepiti come una delle eccellenze turistiche del nostro paese. Contemporaneamente i borghi scoprono di essere visti non tanto come proposta integrativa, né semplicemente come meta per un turismo alternativo e di nicchia (minore appunto), ma come una delle “perle” dell’offerta italiana, elementi di richiamo in grado di illuminare gli ambiti territoriali nei quali si trovano.

In questa fase la parola d’ordine dei borghi in cerca di spazio e visibilità è “integrare”: prendono vita molti progetti di sistemi di alleanza e progetti di “rete”, sia trai borghi stessi, che all’interno dei diversi ambiti territoriali.

Il sistema di offerta locale cerca di arricchire la gamma di proposte e di servizi, e di integrare le risorse naturali e storiche con quelle gastronomiche o di nicchia cercando di dare vita a “filiere”.

Lo strumento di marketing privilegiato continua ad essere quello della pubblicità, dei cataloghi, della presenza alle fiere turistiche, ma contemporaneamente si diffonde l’idea che quegli strumenti siano sempre meno efficaci, e che sia necessario rivisitare le modalità della promozione tradizionale, lavorando maggiormente sul prodotto e l’innovazione e inquadrando le iniziative in un ambito più strategico.

 

Quarta fase: Il borgo ospitale

Alcuni dati ci mostrano che una nuova fase sta iniziando.

Un recente Rapporto sul turismo italiano sottolinea una caratteristica del turismo nei borghi di oggi, quella di un maggior senso di ospitalità che li pervade: “il turismo è molto gradito nelle città minori per le quali non si pone il problema della contrapposizione fra turista e residente, di compatibilità trai diversi city users come nelle grandi città”.

E’a partire dagli anni 2000 che si comincia a delineare il tema dei borghi ospitali, di quelle realtà cioè che non si limitano ad avere solo attrattori sia pure in termini di eccellenze, o progetti di marketing, ma che si caratterizzano per una vocazione ospitale che si manifesta in una attenzione ai temi della qualità, del decoro, della sostenibilità, della sensibilizzazione/coinvolgimento dei residenti verso le tematiche del turismo e dell’accoglienza, che si caratterizzano per un sistema di servizi all’ospite, dal commercio a momenti di convivialità, che fanno parlare anche di turismo di comunità.

(…)

Strumento di marketing privilegiato per lo sviluppo del turismo nei borghi, in questa fase, è il web, ed in particolare il web 2.0.

(Tratto da “Il turismo nei Borghi” di Giancarlo Dall’Ara, edito da Nuova Giuridica, Matelica, 2010)

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