l’Albergo diffuso a Santo Stefano di Sessanio e a Specchia
Autore/Autrice: Cinzia Ieva
Anno accademico: 2004-2005
Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
Email: cinziaieva@hotmail.it
Quando la storia incontra il turismo: l’ “albergo diffuso” a Santo Stefano di Sessanio (AQ) e a Specchia (LE)”
Il turismo, senza alcun dubbio, è la maggiore fonte di guadagno e sostentamento per i Paesi, a livello mondiale. Ma è anche uno strumento di innovazione e di “ingegno”.
In questo campo sono sempre più importanti le idee; idee che devono essere geniali, innovative, sperimentali ma soprattutto competitive.
E’ la realtà che sta vivendo il nostro Paese, l’Italia, da sempre alla ricerca di nuove forme di turismo e di ospitalità. Certo, con grandi sacrifici, ma con aspettative molto incoraggianti.
Vi parlerò dell’ albergo diffuso nuova forma di ospitalità, che ha trovato il maggior successo nei piccoli borghi o paesi, attraverso la quale il turista si trova immerso nella realtà locale in prima persona.
L’albergo diffuso non è una struttura alberghiera ex-novo, ma una struttura orizzontale con lo scopo di trasformare gli edifici in disuso, all’interno del paese, in alloggi.
E’ detta orizzontale perché composta da una struttura centrale, la reception, che funge da centro accoglienza clienti e punto d’incontro, e da una serie di unità abitative, le camere, dislocate in edifici diversi nel centro del paese, ma non troppo distanti dalla reception che deve essere raggiungibile in ogni momento.
Per sviluppare un progetto di albergo diffuso, un paese o un borgo, deve possedere alcuni requisiti fondamentali [1] :
- Soddisfare un’utenza esigente; il turista si riscopre viaggiatore alla ricerca di esperienze uniche, l’albergo diffuso offre ai turisti l’opportunità di stare a contatto con i residenti, alloggiare in vere case e di vivere il borgo come suo;Rispetto dell’ambiente culturale;
- l’obiettivo principale è quello di recuperare il patrimonio artistico e culturale del luogo, riuscire a trasformare l’abbandono in risorsa;
- Autenticità l’albergo diffuso permette al turista di vivere l’esperienza del soggiorno in vere abitazioni a stretto contatto con la Comunità locale;
- Articolazione della proposta;
- intesa come presenza di tutti i servizi di base, incrementati da servizi commerciali, culturali e turistici per i residenti e i turisti, la presenza di un contesto di interesse culturale e storico “appetibile” per i turisti e l’organizzazione, da parte di enti o associazioni, di iniziative o eventi folcloristici;
Originalità della proposta; permette, a borghi e a paesi, di avere una maggiore visibilità e numerosi vantaggi nelle strategie di posizionamento del mercato;Presenza si servizi alberghieri; vitto, alloggio e servizi accessori;Stile gestionale; ogni albergo diffuso non può presentare una gestione alberghiera standard, come quella delle grandi catene alberghiere, ma deve rispettare la personalità di chi lo ha voluto e lo spirito del luogo.
L’albergo diffuso è una realtà molto presente nell’Italia Centro-Meridionale, in Sardegna e nell’Italia Orientale, in particolare nel Friuli Venezia Giulia.
La regione con il maggior numero di alberghi diffusi è il Molise, grazie al lavoro svolto dagli operatori del “Patto Territoriale del Matese” , seguita dalle regioni Puglia e Sardegna supportate dal lavoro dei Gruppi d’Azione Locale ed infine la Calabria grazie al contributo di alcune Associazioni.
I casi campione che ho analizzato sono relativi alla regione Abruzzo, con l’unico esempio di albergo diffuso a Santo Stefano di Sessanio in provincia de L’Aquila, a alla regione Puglia con riferimento all’albergo diffuso di Specchia in provincia di Lecce.
I due borghi sono posti all’interno di due zone turistiche rinomate: il primo, Santo Stefano di Sessanio (AQ), è posto all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga in Abruzzo; mentre Specchia (LE) è una delle cittadine che fanno parte del Capo Santa Maria di Leuca nel Salento in Puglia.
Le motivazioni che hanno spinto i due borghi ad attuare un processo di riqualificazione turistica sono diversi:
- Santo Stefano di Sessanio (AQ) voleva far rivivere il borgo, ormai abbandonato e disabitato a causa delle migrazioni dai piccoli paesi verso le grandi città;
- Specchia (LE) voleva far conoscere e far rivivere il proprio centro storico soprattutto per i suoi cittadini e anche per i turisti.
Le parole chiave dei due progetti di albergo diffuso sono sostenibilità, intesa come conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico e storico del territorio, e qualità riferita ai servizi alberghieri offerti.
Le persone che si occupano degli alberghi diffusi nei due borghi, sono entusiaste e piene di idee, puntano ad obiettivi di sostenibilità e qualità, allo scopo di incrementare il legame di appartenenza al borgo da parte dei cittadini e l’attività turistica.
L’attenzione e la cura particolare al territorio e al paesaggio hanno fatto sì che, questi due borghi, siano tra i 108 borghi più belli d’Italia.
Vediamo in dettaglio l’albergo diffuso “Sextantio” a Santo Stefano di Sessanio (AQ). Il borgo, come accennato in precedenza, ha subito un lungo periodo di abbandono e povertà, ma non è sempre stato così.
In epoca romana, Santo Stefano di Sessanio, era un punto strategico fondamentale per i commerci tra Roma e la costa adriatica. Con la caduta dell’impero romano, Santo Stefano si Sessanio, subì un progressivo declino fino a quando, nel 760 d.C., il borgo venne donato al monastero di San Vincenzo al Volturno; qui i monaci riuscirono a ripopolare le campagne ed a aumentare il numero delle terre coltivabili.
Tra la fine del XIII e l’inizi del XIV secolo, Santo Stefano di Sessanio, divenne a far parte della Baronia di Carapelle, diventando un punto strategico per il controllo e lo sviluppo della pastorizia.
Nel 1579, il borgo,passò sotto il controllo della famiglia de’ Medici dove diventò un’importante base operativa per la lavorazione della lana Carfagna.
Nel 1810, Santo Stefano di Sessanio, divenne un Comune e con l’unità d’Italia e la privatizzazione delle Terre del Tavoliere delle Puglie, terminò l’attività millenaria della transumanza ed iniziò il processo di decadenza del borgo e dell’emigrazione verso le grandi città.
Nell’attuale processo di riqualificazione turistica e culturale del borgo, è importante la figura di Daniele Elow Kihlgren, un giovane imprenditore svedese, che ha acquistato la maggior parte degli edifici abbandonati del borgo per realizzare il progetto di albergo diffuso.
La gestione dell’albergo diffuso a Santo Stefano di Sessanio, è affidata alla Sextantio s.r.l., società costituita da Daniele Elow Kihlgren, che si occupa anche delle azioni di prenotazione e promozione.
Gli interni delle camere dell’albergo diffuso “Sextantio” rispettano, con attenzione maniacale, quelle che sono le caratteristiche strutturali dell’edificio che ospita la stanza da letto, e al contempo offrono tutti i comfort innovativi di un vero albergo.
Oltre alla realizzazione dell’albergo diffuso, Daniele Elow Kihlgren, ha puntato sulla creazione di botteghe artigianali ed eno-gastronomiche, la costruzione di un ristornate e di una sala convegni e sul rilancio del prodotto tipico del paese: la Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio.
“Residenza In” è l’albergo diffuso presente a Specchia in provincia di Lecce.
Specchia (LE) è una cittadina appartenente al Capo Santa Maria di Leuca, ricca di macchia mediterranea e di ulivi.
La storia di Specchia è diversa da quella di Santo Stefano di Sessanio (AQ) infatti, Specchia, era una delle cittadine che costituiva la Contea di Lecce, appartenuta prima al dominio svevo con Enrico VI nel 1194 e divenuta dominio angioino con la Battaglia di Benevento nel 1266.
Negli anni che seguirono, Specchia, entrò a far parte della Contea di Alessano e fu protagonista di una serie di complotti, battaglie e matrimoni, che servivano a rinforzare il potere dei Signori dell’epoca.
Nel 1434-35, Specchia ed alcuni territori limitrofi, fu presa d’assalto dall’esercito di Giacomo Caldora; la città fu messa a ferro e fuoco, furono uccisi molti abitanti e vennero distrutte le mura ed il castello.
La pace tornò solo nel 1442 e la famiglia Orsini-Del Balzo ottenne la proprietà di questi feudi in Puglia. Nel 1460, Raimondo Del Balzo fece ripopolare i territori e da Baronia, Specchia divenne Marchesato; vennero riedificati il castello e le mura e Specchia diede asilo a coloro che fuggivano dalle scorrerie saracene.
Dal 1500 al 1799, la città, rimase un Marchesato che si tramandava da Famiglia a Famiglia per interessi economici.
Nel 1799 fu rovesciato il Regno di Napoli e venne proclamata la Repubblica Partenopea, vennero istituiti i comuni e Specchia fu inserita nella Provincia della Terra d’Otranto, comprendente le attuali province di Lecce, Brindisi e Taranto. Da questo momento, Specchia visse momenti di povertà ed emarginazione.
L’attuale lavoro di riqualificazione turistica è dovuto al Gruppo d’Azione Locale Capo Santo Maria di Leuca, una società a responsabilità limitata a capitale misto pubblico-privato, che si occupa delle azioni di gestione, prenotazione e promozione dell’intera area del Capo di Leuca.
Gli immobili, facenti parte del progetto di albergo diffuso, sono di proprietà degli stessi cittadini di Specchia, che hanno potuto usufruire dei contributi apportati dai Programmi di Iniziativa Comunitaria L.E.A.D.E.R. I e L.E.A.D.E.R. II.
Il progetto di albergo diffuso “Residenza In” è supportato da una costante cooperazione tra l’Amministrazione Comunale di Specchia ed il GAL Capo Santa Maria di Leuca.
I lavori di recupero degli edifici sono stati eseguiti da esperti artigiani locali, utilizzando materiali tipici; gli arredi ed i corredi sono in stile “arte povera”, rispettando le originali caratteristiche degli interni delle case salentine.
Tra gli altri progetti di Specchia troviamo l’albergo “Risolo” all’interno del Castello Protonobilissimo di Specchia; Borgo Cardigliano, un centro di Ospitalità rurale, una masseria di proprietà del Comune di Specchia; la ristrutturazione di un frantoio ipogeo, testimonianza dell’enorme produzione dell’olio d’oliva che Specchia vantava nei secoli; il progetto “Piante Officinali dell’Azienda Agricola San Demetrio” specializzata nella produzione biologica di piante officinali.
I casi di ospitalità diffusa presenti in Italia, possono rappresentare una spinta al rilancio economico, turistico e sociale dei piccoli paesi.
Di seguito riporterò dei punti che, secondo me, sono necessari affinché l’albergo diffuso diventi una realtà più solida e unita nel nostro Paese:
- innanzitutto è indispensabile che ciascuna Regione, che ospita un albergo diffuso, inserisca all’interno della propria legge regionale, che si occupa della classificazione delle strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere, questa nuova forma di ospitalità; purtroppo, come già detto, gli alberghi diffusi vengono confusi come semplici appartamenti ristrutturati messi a disposizione per i turisti. L’inserimento dell’albergo diffuso, all’interno di una legge regionale, assicurerebbe l’originalità e l’autenticità di una così innovativa e ricercata forma di ospitalità;
- di fondamentale importanza sarebbe la creazione di un network, un circuito di comunicazione e promozione turistica, a livello non solo locale o regionale, ma anche a livello nazionale. In alcune regioni, i casi di albergo diffuso sono unici; prendiamo ad esempio proprio Santo Stefano di Sessanio (AQ) unico esempio di albergo diffuso in Abruzzo: anche se la promozione e la comunicazione turistica sono affidate a persone competenti, il lavoro svolto sarà difficile; sarebbe molto più facile per il borgo, essere inserito in un programma di collaborazione nazionale che si occupi della promozione su larga scala. Gli sforzi di un singolo, sarebbero premiati dal lavoro, diciamo così, “di squadra”;
- sarebbe necessario, inoltre, la creazione di un marchio di qualità che possa individuare le strutture che ospitano un albergo diffuso ed allo stesso tempo possa incrementare la collaborazione tra i vari comuni;
- inoltre sarebbe utile organizzare una serie di corsi manageriali, di formazione e di aggiornamento per poter dare l’opportunità agli operatori turistici, di essere sempre informati sulle nuove tecniche di gestione alberghiera ed economica;
- un progetto che mira a far rivivere lo spirito passato del piccolo borgo, deve tener conto dei suoi abitanti, della sua Comunità; sarebbe opportuno quindi cercare di “educare” la Comunità del luogo, in modo che nessuno possa sentirsi sfruttato o infastidito dall’arrivo dei turisti. Ricordo che la partecipazione degli abitanti del borgo è un elemento indispensabile per attuare un progetto di albergo diffuso;
- e ancora per far rivivere lo spirito del passato, si dovrebbero creare degli itinerari turistici e delle attività turistiche che rivalutino i prodotti tipici della zona, gli antichi mestieri e i manufatti artigianali e le tradizioni del luogo;
- non ultimo perché di poca importanza, il fenomeno degli alberghi diffusi e di tutta l’ospitalità diffusa non può trasformarsi in banalizzazione; parlando con i responsabili di alcuni degli alberghi diffusi, ho sentito spesso parlare di persone che si recano in piccoli paesi, acquistano immobili, li ristrutturano e li trasformano in strutture alberghiere. Questa non deve essere assolutamente l’ultima moda del turismo. Trasformando i piccoli borghi in una serie di “centri di ospitalità”, di certo non si aiuterà il borgo stesso ad uscire dall’anonimato. Come tutte le cose, i progetti di albergo diffuso sono sostenuti da persone che amano il territorio, che lo rispettano e che sicuramente non lo useranno per i soli scopi di lucro.
Spero che questa nuova forma di ospitalità possa realmente dare una spinta al turismo in Italia, ma che soprattutto possa offrire ai piccoli paesi la possibilità di condividere, con altre persone, le meraviglie del proprio territorio.