Alberghi Diffusi: unico modello turistico made in Italy

ROMA – “Gli alberghi diffusi sono l’unica ospitalità realmente Made in Italy. Centrali in questo momento in cui il turismo slow assume una valenza prioritaria. Serve un bando specifico”.

A lanciare l’appello è l’Adi, l’Associazione Nazionale che rappresenta quell’ospitalità dal sapore tutto italiano, un po’ casa e un po’ albergo, che pur mantenendo tutti i servizi di una struttura ricettiva, accoglie i suoi ospiti in soluzioni, appunto, “diffuse” all’interno di uno stesso paese o in campagna.

Si va dalla Locanda degli Elfi a Preit, tra le cime piemontesi, all’albergo diffuso nel centro storico di Scicli, celebre set del Commissario Montalbano, passando per le Grotte della Civita, dove provare l’esperienza di dormire tra i Sassi di Matera, o l’ultimo “nato” nel borgo romagnolo di San Leo, dove dormirono anche Dante Alighieri e San Francesco.

Una soluzione nata normativamente nel 1989 in Sardegna, regione oggi che vanta il record di alberghi diffusi (ma molti sono anche nel Lazio e Toscana), e che “in tutta Italia è arrivata a circa 200 realtà”, racconta all’Ansa, il presidente dell’Adi, Giancarlo Dall’Ara, sebbene “solo 70″ riconosciute dai rigidi standard qualitativi dell’Associazione. Con tutte le loro peculiarità.

“Gli alberghi diffusi sono fuori dalle grandi città sovraffollate – spiega Dall’Ara – Spesso sono in borghi, anche difficilmente raggiungibili. Eppure il 90% delle strutture lavora tutto l’anno, perché il 50% degli ospiti arriva dall’estero. E si coinvolge tutto il paese, perché quello che si vende non è solo la stanza per dormire, ma lo stile di vita all’interno di un borgo. Anzi, spesso gli stessi alberghi diffusi tengono aperti negozi, ristoranti, hanno scuole di italiano o offrono lezioni di cucina. Esistono persino tour degli alberghi diffusi alla scoperta dell’Italia più autentica”.

Non a caso, sottolinea Dall’Ara, “è l’unico modello di ospitalità che non abbiamo importato, ma esportato. Sotto la nostra guida, alberghi diffusi sono sorti in Danimarca, Svizzera. In Giappone è nata un’associazione gemella alla nostra e tutti”, anche quei paesi dove la nostra lingua appare davvero impervia, “hanno mantenuto la dicitura in italiano ‘Albergo diffuso’”.

Insomma, un’offerta che potrebbe essere cruciale in un Paese dove, già prima della pandemia, si dovevano fare i conti con la concentrazione dei grandi flussi turistici. Ancora più oggi davanti a un’estate che si profila tutta italiana, di prossimità e in fuga da luoghi affollati.

“Le stime – dice Dall’Ara – già prima della pandemia erano di 500 nuovi progetti nel cassetto, rallentati solo dalla burocrazia”. Dopo due mesi di lockdown, “nel mese di maggio a riaprire è stato il 40% delle strutture. Il 30% punta a farlo entro giugno. Ma c’è una fetta di un altro 30% fortemente incerto se rimandare tutto al prossimo anno”.

I dubbi sono sul futuro e pesa fortissima “la situazione economica” aggravata dal fatto che “nelle delibere dei finanziamenti” per il Covid “molte Regioni non li hanno inclusi nell’elenco delle categorie delle strutture ricettive che possono avere accesso ai fondi. Accade nel Lazio e non solo”.

La richiesta dell’Adi è dunque “un provvedimento specifico per gli Alberghi Diffusi in Italia. Chiediamo un bando – spiega Dall’Ara – con finanziamento a fondo perduto per evitare la chiusura, un voucher turistico forfettario per chi pernotta da noi e la defiscalizzazione delle spese per beni e servizi acquistati all’interno della comunità. Ma se davvero vogliamo puntare sul turismo slow – incalza – se davvero vogliamo che il 2020 sia l’anno dei borghi (in Italia sono più di 20 mila), si deve pensare a un piano nazionale. Se non facciamo niente, il turismo finirà solo per affollare quelli già conosciuti. L’invito ai decisori è di partire con un grande progetto, fatto di strutture, servizi e incentivi, iniziando dai residenti. Se loro stanno bene, i turisti arrivano, perché il successo di questo tipo di turismo sta proprio nel trattare l’ospite come un residente temporaneo. E se quest’estate ci si muoverà poco, potrà essere un vantaggio. Una grande prova generale per il 2021″.

https://www.abruzzoweb.it/contenuti/fase-3-alberghi-diffusi-il-made-in-italy-salva-estate/737918-1/

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